Mai sentito parlare delle Città di 15 minuti ? Forse è il caso che ti informi

La città dei 15 minuti è un’iterazione dell’idea di “unità di quartiere” sviluppata da un planner americano, tale Clarence Perry, negli anni 20 che aveva sviluppato una nuova progettazione urbana che promuovesse le città pedonali.
Lo sviluppo attuale di questa idea ha portato a teorizzare delle città nelle quali ogni cittadino residente abbia a disposizione tutto quello di cui ha bisogno entro 15 minuti a piedi o in bicicletta dalla propria abitazione; i servizi essenziali come l’ospedale, la farmacia, il negozio di alimentari etc. ma anche tutto ciò che riguarda lo svago come i parchi, piscine, centri sportivi e via dicendo.
Ovviamente, oggi, questa idea è stata trasformata dal semplice miglioramento della qualità della vita alla lotta contro il cambiamento climatico: meno strada fai, meno mezzi privati o pubblici utilizzi, meno inquini.
Queste nuove “strategie abitative”, sono già state adottate in alcune città come Parigi già dal 2019 e New York, Melbourne, Copenhagen, Utrecht, Portland (queste ultime bontà loro hanno adottato i 20 minuti anzichè 15) già “mature” per questo tipo di concetto e sono in fase di realizzazione in altre città come Seattle e, udite udite, Milano (il sindaco Sala è partito in quarta già da tempo).
Tutto bello e tutto interessante se non che ….
Eh già, ci sono un grosse Se e un grosso MA.
Il concetto di “zonizzazione” è stato potenziato dalla recente pandemia, smartworking e didattica a distanza sono stati pienamente testati, se lavori o studi da casa non ti devi muovere quindi non usi la macchina o l’autobus ma soptattutto è stato testato durante i vari lockdown durante i quali non potevi uscire da casa oppure potevi uscire rimanendo entro i 200 metri oppure non potevi uscire dal comune per fare la spesa o dalla regione e altre amenità assurde di questo tipo.
E’ stato dimostrato che la coercizione funziona, multe a raffica per coloro che disubbidivano.
Ora direte “Ma che c’entra ?”
C’entra.
Ad Oxford hanno cominciato ad estremizzare questa idea che in origine doveva essere, come già detto, un modo per migliorare la vita e lo hanno fatto secondo delle specifiche linee guida che sono già in rotta di attuazione in tutto il mondo (tranne dove la popolazione non è assoggettata come nel mondo occidentale).
Eh si perchè la pratica vorrebbe (cosa che accade ad Oxford) che ogni individuo venga monitorato per vedere se “sfora” quei 15 minuti, sono stati installati dei dissuasori per non far accedere le automobili in diverse parti della città quindi se un ragazzino va a scuola in una di queste strade è costretto ad andare e tornare a piedi.
Ovviamente le polemiche sono state aspre perchè la gente ha visto tali limitazioni come una sorta di campo di concentramento e i vari debunker e le istituzioni politiche hanno cominciato a smentire tali voci “complottistiche” dicendo che viene fatto tutto per il bene del cittadino.
Ora, ogni volta che un politico dice che qualcosa viene fatto per il bene del cittadino, faccio fatica a crederci; di solito tutto si risolve, casomai, in un danno al cittadino (vedere Sala e il divieto di corcolazione delle auto diesel Euro 5).
Se l’idea fosse veramente quella di migliorare la vita dei cittadini dando loro la possibilità di avere i servizi essenziali a portata di mano ne sarei felice ma dopo questi ultimi tre anni di follie permettetemi di avere qualche dubbio.